Pensava fosse amore, invece era un calesse, il compianto Troisi, il cui film del 1991 viene richiamato anche nel titolo del focus che trovate qui accanto, titolo suggerito dallo stesso autore. Pensavano fosse solo un trasporto di materiale, e invece era, è un “universo produttivo”, fatto di know how, gestione, controlli, confronti, varianti e chi ne ha più ne metta. Già, il viaggio delle autobetoniere dalle centrali di betonaggio ai cantieri è diventato, nel nostro Paese, un pianeta, una galassia, un universo pluridisciplinare… Solo che, come nota Silvio Cocco, nessuno se ne rende pienamente conto perché sic rebus stantibus… Nessun j’accuse, ci mancherebbe, contro il povero “betonierista tuttofare”, che è stato semplicemente messo in mezzo da un sistema in cui i punti di miglioramento di certo non mancano. Ma soltanto uno spunto concretissimo – un varco – per fare qualcosa di altrettanto concreto per sparigliare le carte. Esattamente il contrario della critica sterile. La formazione! È l’uovo di Colombo, ma nessuno o quasi lo cucina, qui da noi. Nel construction ma anche ben oltre i suoi confini. Cocco, con l’Accademia del Calcestruzzo e il network di Concretezza ci sta provando davvero, sta provando a donare la giusta istruzione per evitare la distruzione, e non è certo solo questione di consonanti. Poi, ci si è messo di mezzo di nuovo il Covid-19, ma non basterà questo a retrocedere. Perché la formazione si fa già online per i tecnologi del futuro e si farà in presenza per i nuovi e consapevoli autisti, appena si potrà. (FA)
Pensavano fosse amore, invece era un calesse. È ora di formare gli autisti delle betoniere.
Silvio Cocco, Presidente Fondazione Istituto Italiano per il Calcestruzzo La ricerca della qualità e della durabilità è sulla bocca di tutti: due parole che campeggiano ormai su tutti gli scudi di chi professa l’intenzione di battersi per il raggiungimento di questi insperati traguardi, ma battaglie all’orizzonte non se ne vedono, fatti non se ne vedono, ma si sentono solo parole, tante parole, troppe parole. A volte penso che siano talmente tanti i problemi da risolvere che non si sa da dove iniziare. Iniziare naturalmente non disturbando troppo, iniziare a fare qualcosa di positivo senza sconvolgere il sistema che, come abbiamo ampiamente potuto constatare, è molto agguerrito nel difendere le proprie posizioni, conquistate con il tempo e, sebbene discutibili, difese con grande forza e capacità. Lo abbiamo potuto costatare ormai in molteplici occasioni. È bene, quindi, sapere approfittare di ogni occasione, di ogni varco ci si presenti per poter agire in favore dei nostri obiettivi: se i problemi da risolvere sono tantissimi, tantissime possono essere infatti le occasioni per trovare i nostri “varchi di inserimento”, apponendo così un mattoncino nella costruzione del nostro percorso. Un imprenditore, produttore di calcestruzzo, virtuoso (fortunatamente ne esistono!) durante una riunione tecnica ha raccolto una mia proposta per effettuare una formazione specifica per gli autisti delle autobetoniere dei suoi due impianti di betonaggio, quello di Covo e quello di Vailate. Si Tratta di Gian Luigi Pesenti, amministratore delegato di ImpresePesenti, proprietario, tra l’altro, di una delle più belle e organizzate cave della Lombardia. La proposta ha suscitato grande interesse e, appena la bufera Covid-19-bis ce lo consentirà (una giornata era già stata organizzata, ma i nuovi DPCM ci hanno obbligati a procrastinarla…), si tradurrà in un’iniziativa specifica di formazione. È già tutto pronto. Si tratterà di una grande opportunità che andrebbe perseguita ovunque. Ovunque vi sia una centrale di betonaggio, un imprenditore oculato, un tecnico capace e volenteroso… E si tratterà di una piccola grande occasione per poggiare il mattoncino che farà da base al raggiungimento del nostro obiettivo. Sì, è il varco che abbiamo dinnanzi e che non ci deve sfuggire, è l’occasione per fare e non per parlare soltanto.
Dal varco alla voragine da riempire di formazione
Parlo di mattoncino. Ma non si tratta poi solo di un mattoncino, ma di un grande problema da mettere a fuoco: oggi come oggi gli autisti delle autobetoniere ricoprono un grande ruolo nella catena produttiva e purtroppo non lo sanno e questo stato di cose provoca non pochi danni all’intera catena. Danni seri, derivati non solo dai soliti luoghi comuni, ma principalmente dal non conoscere. Con Gian Luigi Pesenti, che ha fatto e fa parte dei tavoli di Concretezza insieme a tanti avveduti specialisti della materia calcestruzzo, abbiamo già iniziato un percorso formativo presso la nostra Accademia del Calcestruzzo per i responsabili dei singoli impianti di produzione: un percorso più complesso viste le responsabilità della figura, un percorso formativo che parte dalla produzione del cemento, passando per la produzione degli aggregati e degli additivi, per approdare alla progettazione del calcestruzzo, il mix design, il controllo di produzione in fabbrica FPC (se mai ci arriveremo…). A seguire è programmata una formazione speciale per i venditori del calcestruzzo, i tecnici commerciali che visitano gli studi di progettazione, le imprese esecutrici e anche le stazioni appaltanti. È necessario, anzi direi indispensabile, che questa figura sia in grado di conoscere il calcestruzzo in maniera professionale, che sia in grado di proporre non solo il calcestruzzo standard, quello di tutti i giorni, ma anche di suggerire tutte le innovazioni in tema di calcestruzzo che il suo impianto può disporre, Questo sarebbe un grande servizio da proporre al professionista non sempre edotto delle disponibilità innovative del territorio, e un enorme servizio di immagine e conseguentemente economico per l’azienda che rappresenta. Siamo partiti dal mattoncino della formazione dell’autista dell’autobetoniera e abbiamo toccato quasi l’intera filiera. Forse abbiamo davvero trovato il varco, che costruisce il nostro obiettivo: mettere le aziende del nostro settore in condizioni di lavorare in qualità per il raggiungimento della durabilità, oggi sinonimo di economia a beneficio dell’intera società.
L’autista multitasking. Un ruolo da rifondare
Ma torniamo ad approfondire il tema iniziale, quello della formazione dei nostri inconsapevoli autisti, che in realtà, come abbiamo detto, oggi sono molto, molto di più. Una loro specializzazione, non ci stancheremo mai di ribadirlo, non solo è opportuna, ma è essenziale, sebbene nei fatti sia “sconosciuta”. L’autista, oggi, a causa delle abitudini tutte italiane ha infatti acquisito una posizione predominante nella catena della produzione del calcestruzzo, è quasi sempre non lo sa, anzi oserei dire non lo sa. La crisi del mercato del calcestruzzo ha costretto molti produttori a cercare in ogni modo di contenere i costi, soprattutto quelli relativi al personale. Si è tagliato il personale tecnico ed è stato ridotto al minimo il personale amministrativo. Gli autisti delle autobetoniere – gli unici che non potevano sparire per ovvi motivi – sono invece stati trasformati in molti, troppi casi, in padroncini. In molti impianti l’autista dell’autobetoniera ha sostituito il responsabile del sito produttivo e addirittura si carica da solo la sua macchina. In troppi casi, trovandoci in un mercato dove gli impianti sono privi di mescolatore, l’autista è divenuto de facto il reale produttore del calcestruzzo, visto e considerato che il calcestruzzo, dopo aver caricato l’autobetoniera, si produce nella sua macchina in barba alle linee guida che stabiliscono, peraltro non troppo chiaramente, che il calcestruzzo si produce all’impianto e qui si fermano, lasciando alla libera interpretazione il come, il da chi e il con che cosa.
L’autista, inoltre, è diventato anche per forza di cose colui il quale alla consegna deve assistere alle operazioni di accettazione del calcestruzzo, e sempre dovrebbe sostenere il confronto con il Direttore dei Lavori, quando questi è presente alle operazioni di betonaggio come vuole la norma. In pratica: mai. L’autista è anche chi può correggere il mix, a semplice richiesta del committente del cottimista del caso. Può correggere il mix con l’aggiunta di acqua, l’aggiunta di additivi, l’aggiunta di fibre o altro, commettendo un grave illecito a sua insaputa, sì un illecito, perché ad ogni aggiunta al mix si va a modificare la bolla di consegna, unico documento ufficiale emesso dal responsabile del prodotto. Si va a modificare ll mix e con esso le caratteristiche prestazionali del prodotto: dopo le aggiunte il prodotto non è più quello richiesto quello ordinato, quello fornito.
L’autista, ancora, è l’unico testimone della corretta posa in opera del prodotto, di cui per legge non ha nessuna responsabilità, ma comunque nel caso in cui le prestazioni del calcestruzzo non fossero quelle espresse in bolla, la committenza cercherà di rivalersi sul produttore e in tribunale si sa come andrà a finire; anche in questo luogo sacro le conoscenze del calcestruzzo sono quelle che sono… L’autista-padroncino di fatto, sempre a sua insaputa e in potenza, è una vera e propria “bomba” pronta ad esplodere, un vero e proprio “conflitto di interessi” continuo. Il calcestruzzo, in considerazione del fatto che solo il 2% degli impianti di betonaggio esistenti possiede il mescolatore, dopo essere stato caricato in betoniera deve essere mescolato per un certo numero di minuti per ogni metro cubo caricato, così dicasi all’arrivo in cantiere; chi garantisce questa mescolazione oltremodo necessaria, visto che comporta anch’essa un costo in consumo macchina, motore, gasolio, tempo?
L’unica speranza è la formazione
Davanti a questo scenario, chi pensa. ancora che la formazione dell’autista sia inutile è solamente in malafede. Certamente in un Paese come il nostro dove la marcatura CE degli aggregati è un optional, dove la certificazione FPC è stata data a tutti pur non avendo i requisiti per non fermare totalmente il mercato, la formazione accurata di un operatore come l’autista dell’autobetoniera, divenuto, ripeto, a sua insaputa, il personaggio chiave dell’intera catena produttiva, presente in ogni operazione di produzione, dal caricamento alla consegna, sembra essere oggi un enorme ancora di salvezza. Non certamente la soluzione, ma comunque un passo che non si deve trascurare nelle condizioni in cui ci troviamo. Un tecnologo capace all’impianto, alla consegna e ricezione, ancor più ai controlli, sarebbe la soluzione, forse costosa ma senza alcun’ombra di dubbio la soluzione che si attende ogni committente serio, che a mio avviso ne sosterrebbe i costi, perché consapevole che il lavoro di qualità è la base di ogni economia sana. Ci lavoriamo da anni, prima contro tutti, oggi contro molti ma anche insieme a tanti altri, che per fortuna coltivano i nostri stessi valori. Una “guerra” lunga, lo sappiamo, ma un varco per farci strada verso la vittoria forse oggi l’abbiamo davvero trovato…