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Il cemento della speranza

Tempo di lettura: 4 minuti

Il cemento della speranza

2004-2014: dieci anni di formazione dedicati alla figura di tecnologo del calcestruzzo svolti in Lombardia nelle sedi degli istituti per geometri. È l’impegno controcorrente di IIC per le nuove generazioni

I corsi organizzati da IIC (nel corso di un decennio che ricorre proprio in questo 2014), sostenuti  da professionisti attivi nel mondo delle cementerie, delle cave e delle centrali di betonaggio, hanno costituito un bagaglio di esperienze da trasmettere a tutti quegli studenti che ricercano le competenze necessarie per diventare autentici “attori” nel mondo delle costruzioni. Tutta la conoscenza indispensabile per essere in grado di scegliere e controllare i prodotti di composizione delle diverse qualità di calcestruzzo secondo le norme vigenti, si è abbinata alla capacità di documentarne le  caratteristiche nelle fasi di progetto, di posa in opera e di collaudo.

Ogni ciclo di lezioni ha permesso agli studenti di acquisire competenze che risulteranno utili a un ingresso nel mondo del lavoro con la massima professionalità ottenibile da una formazione adeguata. Una preparazione che diventa oltremodo preziosa per coloro che, con le più diverse motivazioni, hanno interrotto il corso degli studi prima di ottenere il diploma superiore, oppure per tutti quei giovani che hanno proseguito il loro percorso formativo con l’università. Questi ultimi hanno potuto ricavare dai corsi IIC quegli elementi di preparazione che hanno facilitato il loro percorso terminale del ciclo di studi, permettendo a molti, successivamente, di aggiungere al loro background di ingegneri progettisti la più autentica e profonda conoscenza del calcestruzzo.

Il cemento della speranza
Il cemento della speranza

 

Il sasso nell’oceano

I corsi IIC sono stati valorizzati dalla lungimiranza delle persone che all’interno delle istituzioni scolastiche ci hanno affiancato e sostenuto durante questo lungo percorso. Alla nostra iniziativa non sono mancati gli avversari ma chi ci ha contrastato ha ottenuto il solo risultato, semmai ce ne fosse stato bisogno, di convincerci ancor di più che eravamo sulla strada giusta.

Vorrei aggiungere, inoltre, che i nostri corsi non hanno beneficiato di alcun intervento economico pubblico ma si sono giovati solo della forte volontà di chi ha creduto in questa iniziativa, riuscendo ad avvicinare il mondo del lavoro al mondo della scuola; di chi, umilmente,  ha saputo riconoscere che la sola preparazione scolastica non è più sufficiente al mondo del lavoro e non è più sufficiente agli stessi giovani che cercano di avvicinarsi con efficacia a questo stesso mondo, soprattutto in un momento particolare di incertezza sulle prospettive della nostra Italia manifatturiera.

Abbiamo gettato un sassolino nell’oceano con la presunzione che ci si accorgesse anche altrove di quanto stavamo facendo, con la speranza che il nostro fare costituisse una minuscola traccia da seguire per realizzare finalmente quell’anticamera propedeutica alle professioni che tanto manca al nostro Paese. Così non è stato: evidentemente per qualcuno è preferibile continuare a riempire pagine e pagine di discussione sterile sulla necessità di coniugare scuola lavoro, senza mai fornire soluzioni o proposte concrete.

Il cemento della speranza

 

Il coraggio di una scelta

Quando il mondo del lavoro si farà sentire veramente? Quando finalmente si deciderà a denunciare gli enormi sprechi di denaro e risorse destinati ad alimentare pseudo- istituti di formazione completamente inutili?

Quando prenderà coscienza che solo all’interno di esso si potranno costruire quelle figure professionali e quelle conoscenze che continuano a mancare ancora oggi al suo interno?

Quando capirà che intervenendo direttamente potrà azzerare i costi della formazione e ottenere tutte le risorse umane che necessitano ai diversi settori produttivi, riconsegnando una vera opportunità di vita attiva ai giovani, insieme alla chiave per risolvere la crisi economica epocale che ci attanaglia?

Comunque sia, la serenità e la gioia che sgorga da una giornata di fine corso passata in cementeria ci dà nuova forza per proseguire sul percorso iniziato, e chissà che il sassolino gettato dieci anni fa non diventi un masso enorme che provochi tanti grandi cerchi nel mare dell’indifferenza. Questa serenità e gioia che ricaviamo dalle cose fatte bene ci spinge a ringraziare ancora una volta tutte quelle persone che sostengono la nostra iniziativa anche solo con un sorriso di incoraggiamento, siano essi del mondo della scuola (accordandoci il privilegio di svolgere il nostro impegno di “educatori empirici”), siano essi del mondo del lavoro (sostenendoci economicamente e consentendoci il privilegio di usufruire dei loro stabilimenti produttivi per il nostro compito formativo).

Il cemento della speranza

 

Menzioni speciali

Vorrei riservare infine una nota di ringraziamento del tutto particolare al signor Giovanni Colaiacovo della Colacem, alla direzione generale delle Cementerie Holcim; a Francesco Rocca della Società Cave Rocca, ai presidi Enrico Danili dell’Istituto Mapelli di Monza e Anna Grazia Gatta dell’Istituto Cattaneo di Milano, alle professoresse Francesca Curti e Antonella Bartoletti dell’Istituto Carlo Cattaneo e al professor Pietro Colurci dell’Istituto Mapelli che quest’anno ci sono stati particolarmente vicini.

 

Costruzioni | Maggio 2014

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