Dalla stesura degli atti del Castello di Rivalta alla rilettura a Washington DC a pochi isolati dalla Banca Mondiale, realizzo un formidabile viaggio spazio-temporale. Carico di emozioni e ricordi, ma pure di contenuti e decisioni importanti per la mia vita. Poche settimane fa eravamo nella favolosa cornice di Concretezza 2024 dove centinaia di professionisti hanno accolto l’invito del geometra Silvio Cocco presidente dell’Istituto Italiano del Calcestruzzo a dibattere sul futuro delle Costruzioni, sul tema del Calcestruzzo, a rispondere ai tanti perché di buon senso proposti in un accattivante libretto rosso dal Geometra…
Silvio Cocco dall’alto dei suoi 85 anni molto ben portati è stanco di formalismi e conformismi, di silenzi e di ritardi, di compromessi al ribasso e speranze mortificate. E io mi ritrovo adesso qui a Washington come quando da ragazzo scoprii il buon senso del Public Private Partnership il modello evocato dalla Banca Mondiale per affrontare e risolvere le questioni sociali ed economiche delle comunità… Dare futuro, restituire dignità lo dicevamo a riguardo del futuro di Bagnoli. Che vergogna il futuro negato. Ma adesso con 30 anni in più torno a Washington con la giusta determinazione di pretendere l’ascolto delle istituzioni sulle questioni fondamentali della nostra società. Costruire e ricostruire sono le cose fondamentali dalle quali ripartire: magari è più elegante parlare di rigenerazione. Ci sta. Ma il principio resta valido da affermare. Si può costruire bene. Lo sappiamo. Lo sappiamo fare. Noi Italiani lo insegniamo nel mondo. Eppure, c’è il rischio che non lo applichiamo più in Italia. Gli Italiani popolo di poeti, santi, navigatori e costruttori che hanno disegnato e costruito tante opere nel mondo dal tratto distintivo di Futuro e di Bellezza, possibile che debbano tacere di fronte a un calcestruzzo fatto male? Immaginato già scadente in fase preparatoria da una legge europea che mortifica la durabilità in nome della sostenibilità, solo presunta?
Quell’Inerte (che non è affatto inerte!!!) è aggregato riciclato da macerie di costruzione, da calcestruzzi degradati… uno scarto che non può reggere il confronto con il Calcestruzzo realizzato a regola d’arte. Compromette la durabilità che dovrebbe (per buon senso, per diritto naturale, per motivi semplici ed ovvi) essere il primo requisito di sostenibilità.
No Signori, di fronte alla mancanza di buon senso non si può tacere, mortificando la storia di studiosi e progettisti, la creatività e il genio di architetti e designer, la fatica e il sudore di maestranze invidiate e richieste in tutto il mondo. Esiste un genius loci e le costruzioni degli Italiani lo testimoniano e possono continuare a farlo, se manteniamo la rotta sulla competenza e sull’innovazione, non sulla compromissione e il conformismo.
“Costruire” è un verbo che fa rima con “Restituire“: all’impegno di Fare corrisponde Futuro; al sudore e alla fatica restituisce dignità e futuro; costruire richiama alla mente molte parole quali sicurezza, bellezza, accoglienza; la costruzione è assonante a protezione, reputazione, percezione. L’operazione che ci suggerisce Cocco con Concretezza è una straordinaria opportunità di restituire dignità e decoro, immaginazione e futuro a uno dei lavori più belli al mondo che è il Costruire. È bastato lasciare Washington DC e ritrovarsi in Wyoming per poter, dopo aver contemplato panorami e silenzi, immaginare di costruire qualcosa che possa essere in linea con il paesaggio per poter condividere con il prossimo i primigeni sentimenti di meraviglia e di bellezza, di equilibrio e di forza che la natura esprime. È nella natura delle cose e nel legame con l’uomo la voglia di progredire e crescere. Possibile che invece di andare avanti, noi si vada indietro sulla principale materia prima delle Costruzioni? Con materie prime scadenti, si ottiene un risultato scadente. E il desiderio di costruire per lasciare il segno, porterebbe in grembo già il virus della decadenza e della distruzione. Ma il valore di questi atti è pure nel significato forte di ricerca del dialogo istituzionale tra i diversi attori della lunga filiera professionale dell’industria del calcestruzzo che tiene dentro almeno tre dimensioni: aziendale, tecnica e amministrativa. E il merito e per certi versi, diciamo pure il fascino intellettuale che muove Concretezza è quello di partire dalla formazione, dai giovani, dal futuro della professione e del settore. Ce la possiamo fare e negli atti che pubblichiamo con l’emozione di aver partecipato ai lavori di Rivalta 2024 avvertiamo tutta la freschezza e l’energia del messaggio che siamo riusciti nei tavoli e nelle plenarie a costruire insieme.
E adesso, insieme per il prossimo Concretezza.